È il capitello più elaborato che si trova in zona. Nella muratura reca pietre a faccia vista, variegate per grandezza e forma, con legatura in cemento rilevato, nicchia a contorno rientrante, croce scolpita su blocco di sasso sovrastante il tetto leggermente arcuato, di pietra pure esso squadrata. Tutt’intorno un ambiente proprio lo onora. Ai suoi piedi, infatti stanno due pietre di marmo: una a livello-terra e l’altra sull’unico gradino, alto cm. 30. Su di esso ci sta un vaso di fiori e ai suoi lati si vedono i resti di una vecchia colonnina, con tutta probabilità appartenenti ad un precedente capitello. Un vaso di fiori perenni è collocato all’interno della nicchia. Intorno, per tenere lontano le malerbe e per rendere il luogo più gradito, si trova ben curata la pavimentazione in cemento e una doppia aiuola di fiori. Una salda catena di ferro delimita la zona sacra.
È collocato di poco sopra il bacino dell’acquedotto comunale, ove la curva della strada, ora cementata è a novanta gradi, sale rapidamente.
È stato costruito per voto verso il 1932 da Attilio Zulian, detto Marcon, per voto dello stesso, essendo guarito dal mal del cemento che l’aveva colpito da qualche tempo alle estremità superiori e non c’era per lui più speranza di guarigione.
Il capitello fu benedetto con solennità da don Giovanni Tregnago.
Da allora fu tenuto sempre in grande venerazione da tutta la contrada che fin dall’inizio vi andava, e tuttora saltuariamente va, a recitare il pio rosario e a curarlo. Un mazzo di fiori non gli manca mai davanti; né un cespuglio di rose, al lato sinistro, cessa di fiorire nella bella stagione.
Entro la nicchia, protetta da robusta rete elettrosaldata con chiusura a lucchetto, sta la statua della madonna delle Grazie, recante il Bambino in braccio. L’iscrizione su targa ne ricorda la dedicazione.
L’area per l’erezione del capitello era stata gentilmente concessa dal proprietario, una buona persona di Cologna Veneta.
Testo a cura di: Rizzerio Franchetto e Carmela Bressan