Il 19 aprile 1885 la chiesa fu solennemente benedetta e aperta al pubblico culto.
Ecco come il giornale del tempo, “Il Berico” racconta l’avvenimento:
“Ieri 19 aprile si solennizzò l’inaugurazione e fu per il buon popolo di Grancona una festa veramente straordinaria, la cui memoria resterà incancellabile nei piccoli fasti della sua storia.
Da qualche sera il suono allegro delle campane e gli spari dei mortaretti annunciavano ai paesi limitrofi che qui si stava preparando la festa cotanto desiderata. Mons. Cavedon, Vicario Generale, montato in cocchio del Nob. Giovanni Dott. Borroni arrivò qui felicemente alle 9 ant. Ed alle 10 principiò la benedizione della nuova chiesa fra una folla di popolo che tutto lieto in volto assisteva devoto alla sacra cerimonia. Quindi celebrò la S. Messa accompagnata dalla società orchestrale di Sossano, presieduta dal sig. Agostino Concato. Al Vangelo l’arciprete di Brendola con parola semplice e chiara tessè il relativo discorso. A mezzogiorno s’andò a pranzo, ammannito con buon garbo dal parroco locale. Frai convitati, oltre a dieci sacerdoti, erano le autorità locali a cominciare dal Sindaco ed i primi possidenti. Alle tre e mezza pom. si rientrò in chiesa per le Sacre Funzioni, Vespero, Litanie, Pange Lingua e si terminò colla benedizione del Venerabile. La chiesa tanto al mattino che al pomeriggio era affollatissima e tutto procedette con ordine e tranquillità. Dopo le sacre funzioni i bravi filarmonici di Brendola, vestiti della loro uniforme e diretti dal Conte Cav. Piovene con pezzi perfettamente eseguiti decoravano la cara festa, che fu chiusa nell’imbrunire con illuminazione e fuochi d’artificio.
Lode pertanto al benemerito parroco, che in modo splendido vide coronati i suoi desideri. Lode alla spettabile e solerte fabbriceria che tanto cooperò per rendere più maestosa la festa.
Lode pure ai terrazzani che, non badando a gravi dispendi ed alle fatiche, vollero innalzare al Dio vivente un nuovo tempio.
Il Signore sparga su di voi, o Granconesi, copiose le sue benedizioni e l’opera vostra sia un verace testimonio ai posteri, che in epoca delle più funeste e terribili per sociale e morale pervertimento, quale al presente percorrete, non era punto venuta meno in voi la concordia e la fede operosa”.
Di così grande avvenimento Don Giuseppe dal Cortivo lasciò scritta la seguente epigrafe latina: